“In premessa ci teniamo a chiarire che non si tratta di un risultato sindacale, pertanto, l’Orsa non intende assumere alcun merito se non quello di aver sostenuto, a suo tempo, un gruppo di lavoratori decisi a rendersi protagonisti del loro futuro senza aspettare la classica manna dal cielo” inizia così la nota diffusa dall’Organizzazione sindacati autonomi e di base Ferrovie, settore navigazione.
“Sono i ragazzi – prosegue la nota – che per primi hanno impartito lezioni di lotta a Messina occupando gli uffici amministrativi di Rfi per tre mesi consecutivi, con la loro costante mobilitazione riuscirono a trasferire la vertenza per la stabilizzazione da Messina al Ministero dei Trasporti, presieduto dall’allora Ministro Bianchi durante l’ultimo governo Prodi. Nelle stanze del governo nazionale furono ordinate 58 assunzioni a coronamento di una mobilitazione perfetta, condotta da lavoratori con coscienza dei diritti che nell’impianto navigazione dell’azienda pubblica hanno scritto la storia del sindacalismo di base contrapponendo la lotta alla logora concertazione a perdere.
Purtroppo, come spesso accade in Italia, ciò che diventa Legge oggi si raggira domani; immediatamente dopo la vittoria dei marittimi che avevano ottenuto il riconoscimento ufficiale dell’assunzione a tempo indeterminato, il governo Berlusconi subentrò all’esecutivo Prodi, il nuovo Ministro dei Trasporti – Altero Matteoli – e il subentrante direttore dell’impianto navigazione di Messina – Filippo Palazzo- non mantennero fede agli impegni sottoscritti dai loro predecessori e la precarietà rimase la forma di rapporto di lavoro che fino ad oggi RFI sfrutta per coprire i vuoti nelle varie qualifiche.
Ingiustamente ingannati dopo la vincente lotta sindacale, i marittimi precari storici adirono la via legale affrontando i tre gradi di giudizio, fino a giungere alla Suprema Corte di Cassazione che ha già emesso 9 sentenze in accoglimento dei loro ricorsi. In sintesi, la Cassazione ha riconosciuto che RFI, nonostante il rispetto dell’intervallo di 60 giorni fra un’assunzione a termine e quella successiva, avrebbe potuto utilizzare “la reiterazione dei contratti a termine per eludere l’applicazione delle norme sul contratto a tempo indeterminato previste dal codice della navigazione”, pertanto, accoglie il ricorso dei lavoratori e rinvia il giudizio alla Corte d’Appello di Palermo che dovrà tenere conto “del numero dei contratti di lavoro a tempo determinato, dell’arco temporale in cui essi si sono succeduti e di ogni altra circostanza fattuale emersa in atti potenzialmente rilevante”. In buona sostanza si è finalmente stabilito che l’azienda avrebbe sfruttato sistematicamente i contratti a tempo determinato per coprire posti vacanti invece di utilizzare occasionalmente la percentuale di lavoratori precari prevista per sostituire provvisoriamente i dipendenti stabilizzati. Tenuto conto che i precari in RFI navigazione vengono assunti, a rotazione, da oltre vent’anni, che il personale stabile inviato in quiescenza non è mai stato sostituito con contratti a tempo indeterminato… la Corte d’appello di Palermo non potrà che prendere atto del tentativo di RFI di eludere la norma e ordinare l’assunzione a tempo indeterminato ed i risarcimenti dovuti ai lavoratori. Auguriamo ai colleghi precari – conclude l’organizzazione sindacale – di imbarcare al più presto nella flotta pubblica senza data di fine contratto e nel contempo i nostri complimenti vanno all’Avvocato Aurora Notarianni per la conduzione esemplare della causa legale che renderà giustizia ai dei lavoratori mai stanchi di lottare”.