In questi giorni si parla molto dello stupro ai danni di una ragazza nei pressi del comune di Rende.
Come Centro contro la violenza alle donne – Roberta Lanzino vogliamo esprimere la nostra solidarietà alla studentessa vittima di stupro e a tutte quelle ragazze e donne che si trovano a vivere una situazione di violenza e a subire una rivittimizzazione secondaria, in una fin troppo tristemente nota dinamica che prende il nome di slut-shaming e che indica i comportamenti delle donne stesse la causa, la responsabilità e la colpa di reati quali quelli che caratterizzano la violenza contro le donne.
Soprattutto nei casi di stupro le donne si ritrovano, infatti, ad essere processate prima e più dei loro violentatori, o presunti tali.
Se per affermare la colpevolezza dell’ uomo aspettiamo che il processo abbia luogo e si analizzino fatti e prove, la colpevolezza di lei è già decisa dalla voce maggioritaria dell’opinione pubblica, avvalorata di solito dall’ “evidenza” dell’ immoralità di lei, della sua faciloneria, della minigonna troppo corta, del tasso alcolico troppo elevato, dell’accento troppo straniero, del borsellino troppo vuoto, finanche della bellezza non proprio evidente (leggi: è anche brutta, chi mai la toccherebbe. E se così fosse, dovrebbe ringraziare per le attenzioni).
Il tutto contrapposto alla solida moralità e irreprensibilità di quel caro bravo ragazzo.
A meno che, talvolta, non abbia anche egli un accento troppo straniero e un borsellino troppo vuoto.
D’altronde, come spesso ripetuto, il singolo episodio è solo punta dell’ iceberg di un problema ben più vasto che ha profonde radici culturali e che come tale va affrontato.