di Domenico Grillone (foto di Marco Costantino)
Ha onorato al meglio, nel nome e soprattutto nei fatti, l’apertura della prima edizione del Festival MigrArtes, promosso e ideato dalla Fondazione Horcynus Orca e dalle associazioni Mana Chuma Teatro, Teatro di Figura Le Rane e Soledad.
Portoghese ma di origini capoverdiane, Carmen Souza (chitarra, piano e voce) assieme a Theo Pascal (basso elettrico e contrabbasso) ed Elias Kacomanolis (batteria e percussioni), ha letteralmente entusiasmato il pubblico accorso numeroso all’Hotel Miramare innanzitutto per un timbro ed una tecnica vocale unici, assieme ad una magnifica ampiezza della sua voce. E poi per la sua musica, capace di creare un tessuto armonico in cui le influenze musicali di Capoverde si fondono con quelle afro-brasiliane, cubane, fino ad arrivare al jazz di New Orleans. Il tutto miscelato per creare quello che è stato definito come il “Souza-Pascal AfroSound”, dal nome del suo mentore e contrabbassista del trio, Theo Pascal, appunto. E se il musicista Davids Sylvian ha definito la sua “una musica senza eguali, di rara limpidezza.
Il soul del mondo del ventunesimo secolo”, la sua unicità è stata ufficialmente riconosciuta dagli etnomusicologi Gerhard Kubik e Fernando Arenas; uno studio accurato sulla produzione innnovativa di Carmen Souza sarà inserito nel libro intitolato “Beyond Independence: Globalization, Postcolonialism, and the Cultures of Lusophone Africa” scritto da Fernando Arenas e pubblicato dall’Università del Minnesota. Insomma, un’artista davvero interessante, una personalità forte della word music ed una delle cantanti di jazz di maggior successo in questo momento. Capace di stravolgere piacevolmente per il pubblico del Miramare classici brasiliani come “Upa Neguinho” del compositore Edu Lobo e Gianfrancesco Guarnieri, ripreso poi dalla grande Elis Regina che l’ha reso popolare, o il famoso brano “Birdland” scritto dal tastierista austriaco Joe Zawinul e registrato dal suo gruppo, i Wheter Report.
Attualmente in tournee in Italia, Carmen Souza nel corso della sua esibizione ha dato grande spazio al suo terzo ed ultimo album, “Creology”, uscito il 14 aprile scorso, considerato dagli esperti “un passo naturale verso il mondo afro che Carmen Souza & Theo Pascal hanno sperimentato e sentono come proprio”. Niente di più vero perché l’affiatato trio ha saputo regalare, durante il concerto interpretazioni molto raffinate, capaci di mescolare arrangiamenti jazz a sonorità più marcatamente soul, e con una sezione ritmica africaneggiante.
“La musica è il linguaggio universale che ci unisce a tutti”, ha esordito Carmen Souza pochi giorni addietro nel corso dell’intervista concessa a “Radio Cope”, una delle più seguite in Spagna. Ed in effetti la sua musica, nata peraltro da un mix di nazionalità e ambienti cosmopoliti, è la dimostrazione di quanto sia possibile fondere i diversi elementi artistici e culturali di diversi luoghi nel mondo per un linguaggio musicale che lascia davvero sorpresi per il fascino e la bellezza che riescono a trasmettere.
Riconoscimenti Carmen Souza ne ha ricevuti parecchio: vincitrice di 2 Grammy di Capo Verde (miglior voce femminile e migliore Morna, genere di musica e di danza tipica di Capo Verde.), nel 2016 ‘Epistola’, il penultimo album di Carmen, ha ricevuto la nomination ‘Best African Jazz’ al prestigioso “Afrima Awards”, premio istituito per promuovere la musica africana nel mondo e organizzato in collaborazione con l’Africa Union Commission (Auc).
Ovviamente non si contano le sue innumerevoli partecipazioni ai maggiori appuntamenti jazz e di word music nel mondo, segno di grande considerazione per un artista che da un coro gospel lusofono è riuscita ha superare le tante difficoltà legate alla povertà, alla lontananza dalla famiglia e al divario culturale ed a raccontare la sua storia, le sue origini, la nostalgia di chi lascia la propria terra e portarla in giro per il mondo grazie soprattutto al suo straordinario talento musicale.