La ‘ndrangheta calabrese in Emilia aveva messo le mani sugli appalti per la ricostruzione dopo il terremoto del 2012. Scorrendo le carte dell’inchiesta della Dda Bologna che ha portato all’arresto di 117 soggetti ritenuti affiliati al clan di ‘ndrangheta dei Grande Aracri originario di Cutro, si scopre come gli affiliati avessero reagito ridendo e mobilitandosi immediatamente per mettere le mani sull’affare della ricostruzione dopo il sisma emiliano.
E’ quanto emerge da un’intercettazione tra Gaetano Blasco e Antonio Valerio del 29 maggio 2012, avvenuta alle 13.29, cioè solo 4 ore e mezza dopo la violenta scossa delle 9.03 che fece crollare diversi capannoni nel modenese. Secondo quanto registrato dai carabinieri che ascoltavano la conversazione, Blasco ha detto a Valerio “è caduto un capannone a Mirandola”.
Il suo interlocutore ha risposto, “ridendo” si legge nella trascrizione informativa dell’Arma di Modena acquisita dal Gip, “eh, allora lavoriamo là”. Blasco ha quindi replicato “ah, sì, cominciamo facciamo il giro…”.
“Si può dire che la ‘Ndrangheta arriva prima dei soccorsi, o comunque in contemporanea” prosegue il Gip che nell’ordinanza parla di “una perversa joint venture tra l’impresa Bianchini Costruzioni srl di San Felice sul Panaro (Mo) ed uno dei principali esponenti della consorteria investigata, ovvero Michele Bolognino”.