di Mario Meliadò – Da degente “eccellente” (la Calabria per giorni non ha parlato d’altro…) a vicepresidente di minoranza del Consiglio regionale?
Ennio Morrone, si sa, con la coordinatrice regionale di Forza Italia Jole Santelli ha un rapporto ottimo. Non pare un caso che la deputata non abbia proferito parola sulla singolare vicenda della febbre che avrebbe afflitto l’ex assessore al Personale. Per pedigree e trascorsi istituzionali – è stato anche deputato –, l’ex plenipotenziario dell’Udeur ovviamente nell’Ufficio di Presidenza potrebbe starci, e bene. Qualche “vocina” al riguardo si sente, in giro. Resta però una tara su quest’ipotesi: i suffragi relativamente ridotti (7.288, nell’ampia circoscrizione Nord che include metà della Calabria) che ne fanno il consigliere che verrebbe meno ove il Tar calabrese accogliesse il ricorso dell’ex candidata alla Presidenza della Regione Wanda Ferro circa il proprio ingresso a Palazzo Campanella quale “miglior perdente” nella competizione del 23 novembre scorso.
A suffragare questa “pista” (in realtà, meno solida delle chance di conferma per il vicepresidente uscente Sandro Nicolò o d’inserimento per Nazzareno Salerno o Mimmo Tallini, entrambi assessori con Peppe Scopelliti) potrebbe però esserci, si rileva, proprio quel «trasversalismo bruzio» di cui il consigliere Giuseppe Mangialavori ha parlato senza peli sulla lingua. E contro il quale tuona ora anche la vicecoordinatrice del giovanile “azzurro” Marta Monteleone: «Tutt’e cinque le province devono far sentire la propria voce – protesta lei –. Non è tempo di personalismi. È tempo di compattezza».
…Fatto sta che, oltre a Ennio Morrone, nelle ambasce adesso ci sta proprio Mangialavori: il consigliere uscente Claudio Parente ha infatti presentato ricorso ai magistrati amministrativi perché il giovane esponente della Casa delle libertà non potrebbe svolgere il ruolo di consigliere regionale, in quanto titolare di alcune case di cura (in cui lavora anche, come medico) convenzionate con la Regione. Per i legali di Parente, questo configurerebbe incompatibilità in capo a Giuseppe Mangialavori.

Insomma, la paciosità delle foto corali e “singole” con Silvio Berlusconi (notare quella col neoeletto cidiellino nella Circoscrizione elettorale Sud, Ciccio Cannizzaro) scattate pochi giorni prima di Natale a Palazzo Grazioli non corrisponde perfettamente alle tensioni inevitabili alla vigilia della formazione dell’Ufficio di Presidenza di Palazzo Campanella. Tema sul quale comunque ci sarà da attendere giusto un paio di giorni: lunedì 5 a Cosenza il primo vertice post-voto di Forza Italia (inclusi gli eletti della Casa della libertà, che peraltro formeranno gruppo consiliare autonomo) dovrebbe fornire certezze.
Naturalmente pure il centrosinistra è al lavoro.

Rispetto alle ultime indiscrezioni, i più accreditati per lo scranno più alto di Palazzo Campanella resterebbero due piddini: Tonino Scalzo e Nicola Irto. Entrambi hanno avuto una notevolissima affermazione elettorale (12.712 voti il politico di Conflenti, che è risultato così il secondo consigliere regionale più votato in assoluto, mentre alle Regionali 2010 ne raccolse 11.126; seicento in meno, 12.014 suffragi, l’ex vicesegretario regionale del Partito democratico).
Per entrambi sussisterebbe però qualche criticità.
Il “pressing” catanzarese pare allontanare l’ipotesi di un reggino (s’era parlato anche di un altro dèm, Mimmo Battaglia) allo scranno più alto dell’Assemblea, che a un cosentino non toccherebbe comunque visto che cosentino è già il governatore Mario Oliverio. Sull’altro versante, più di qualcuno avrebbe ricordato al segretario regionale del partito, il deputato Ernesto Magorno, come l’ex direttore scientifico dell’Arpacal (per tre anni presidente di Locride Ambiente) abbia sul groppone un pesante rinvio a giudizio sancito a fine ottobre pure nei confronti dell’ex assessore regionale al settore Diego Tommasi e di altri otto funzionari e dirigenti regionali per presunte assunzioni-fantasma proprio all’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in Calabria che avrebbero fruttato agli imputati diverse centinaia di migliaia di euro.
Imputati tra i quali l’ex commissario Arpacal Mimmo Lemma, l’ex direttore Enzo Mollace (fratello del noto magistrato Franco) e il vicedirigente generale del tempo al Dipartimento regionale ambiente, un funzionario che ha fatto il “salto” in politica… il comandante del Corpo forestale dello Stato per Calabria e Sicilia Giuseppe Graziano, neoconsigliere per la Cdl (quest’ultimo, per le presunte irregolarità nella designazione di Lemma a commissario).
Del resto, il 20 dicembre 2012 nei confronti di Tonino Scalzo e di altri ex dirigenti dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in Calabria poi rinviati a giudizio con lui era scattato un sequestro preventivo da mezzo milione di euro. Ragione per cui molti alla “pista” Scalzo contrappongono Enzo Ciconte, altro piddino del Catanzarese.