di Domenico Grillone – Un doppio significato, per l’Arcigay locale, la data del 17 maggio, giorno in cui si celebra in tutto il mondo la giornata mondiale contro l’omofobia. Da una parte la storica decisione dell’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità), era il 17 maggio del 1990, di rimuovere finalmente l’omosessualità dalla lista delle patologie mentali nella classificazione internazionale delle malattie; dall’altra la recente approvazione del Consiglio comunale del registro delle unioni civili. Ed ecco che lo slogan “stesso amore, stessi diritti” per la comunità locale Lgbt acquista un sapore particolare, dispiegandosi in un percorso che da Piazza Italia attraversa per intero la galleria di Palazzo San Giorgio, fino a giungere nelle scalinate del Teatro Cilea. Un percorso, per così dire, istituzionale, forse per dimostrare la propria felicità per una decisione forse inaspettata ma finalmente giunta. “Si – dice Lucio Dattola, presidente dell’Arcigay reggino – è stata una settimana piena di emozioni, diciamo che il 17 maggio quest’anno per noi ha un significato in più. Non è soltanto il semplice ricordo delle vittime ma è concretamente mostrare dei mezzi e strumenti per combattere la discriminazione omofobica con il registro”. Una maturità che forse non ti aspetti arriva dalla presenza di diversa gente che semplicemente appoggia i loro diritti. Una piccola riflessione su cui anche Lucio Dattola si trova d’accordo. “E’ un periodo, possiamo dire già prima del gay pride, in cui la città sta rispondendo in maniera concreta ed è presente alle nostre battaglie, condotte senza gridare o esasperare alcun tipo di rivendicazione. Almeno questo avviene da parte di Arcigay e da chi ci segue”. Sulla manifestazione appena conclusa si è trattato senz’altro di un momento particolare. “Questo pomeriggio è stato un momento emozionante per ricordare che la discriminazione della sfera e dell’orientamento sessuale esiste e bisogna combatterla. E non ci riferiamo solo all’aspetto cruento, quello praticato in tanti luoghi nel mondo contro gli omosessuali. Guardiamo anche alla sofferenza di chi per il contesto sociale in cui vive, magari per la famiglia all’interno della quale si sviluppa, non può esprimere il suo orientamento. Partecipare in maniera visibile a manifestazioni di questo genere, così come all’approvazione del registro, vuol dire mettere un tassello in più per la costruzione della propria felicità, quella personale”.