“La Calabria ha messo la prua nella giusta direzione”. Una metafora che farebbe presagire dell’ottimismo, e infatti quello c’è, quel che manca, però, sono i numeri con segno più. Nell’ultimo rapporto sulle Economie Regionali, della Banca d’Italia, presentato oggi a Catanzaro dal nuovo direttore Sergio Magarelli, quel segno più non c’è, non in tutti i settori almeno, e nemmeno in molti, ma l’andamento dell’economia calabrese pare, seppur molto lentamente, aver imboccato la strada giusta. Rispetto al resto dell’Italia, ma anche rispetto al resto del Mezzogiorno, non si può certo dire che i calabresi godano di buona salute, “diciamo – sottolinea Magarelli – che non siamo più un malato moribondo, siamo solo malati”. Gli ultimi 7 anni di crisi, se per il resto d’Italia sono stati duri, per la Calabria si può dire abbia subito 7 anni di guerra. Questo perché la base di partenza non è che fosse delle migliori. A spaventare più che qualunque altro settore il mercato, se proprio così si può chiamare in Calabria, del lavoro, contraddistinto dal segno meno. La flessione registrata nei primi sei mesi del 2015 è in netto contrasto con la crescita dell’occupazione nel 2014, anno in cui dopo la crisi, il settore occupazionale aveva respirato un po’. L’occupazione, dunque, torna a decrescere e si attesta al 37,4%, dato nettamente inferiore rispetto al resto d’Italia (55,9%).