di Francesco Creazzo – Ci sono voluti 18 anni ma, alla fine, uno spiraglio di luce è stato gettato su uno dei tanti misteri della città di Reggio Calabria: la scomparsa di Angela Costantino.
Nel marzo del 1994 la donna, moglie del boss Pietro Lo Giudice, all’epoca detenuto nel carcere di Palmi, scompare improvvisamente dalla circolazione proprio mentre va a trovare il marito.
Ma fin da subito gli investigatori, allertati dalla denuncia del fratello della vittima, scoprono che qualcosa non torna: il suicidio non sembra un’ipotesi praticabile, dato che Angela aveva concordato un appuntamento con la sorella per i giorni successivi, era madre di quattro figli e, addirittura, aveva lasciato le pentole sul fuoco. Ma ci sono altri elementi che, 18 anni fa, fanno arricciare il naso degli inquirenti: la fiat Panda di Angela Costantino viene ritrovata parcheggiata in un sottopassaggio a Villa San Giovanni con il sedile del lato conducente notevolmente spostato verso il retro della machina. Angela non era così alta, qualcuno deve aver condotto la macchina fin lì.
A distanza di 18 anni, sono i pentiti di ndrangheta a indirizzare gli inquirenti verso quella che ritengono la soluzione del caso: Angela Costantino è stata uccisa dagli uomini mandati dai suoi stessi familiari per punire la sua infedeltà nei confronti del marito detenuto. Già nel 1998 però, il Gip di Reggio Calabria aveva cristallizzato i sospetti sorti nel corso delle indagini scrivendo che “l’ipotesi omicidiaria in danno della Costantino” fosse “certamente da ritenersi altamente verosimile, alla luce delle modalità della “scomparsa” della stessa e dell’assenza di una plausibile ragione giustificativa di un allontanamento volontario”.
Secondo i collaboratori di giustizia Paolo Iannò, Domenico Cera e, soprattutto, il fratello del boss Pietro, Maurizio Lo Giudice, infatti, sarebbe stato Fortunato Pennestrì assieme ad altri soggetti al momento ignoti, uno dei soggetti tratti oggi in arresto dalla Squadra Mobile sotto il coordinamento del pm Beatrice Ronchi, a strangolare Angela Costantino mentre ancora si trovava in casa propria, simulando poi la scomparsa e facendo scomparire il cadavere della giovane madre.
E’ un ‘’accordo di famiglia’’, come lo definiscono gli stessi pentiti, per punire, come si conviene alle efferate regole di ndrangheta, il tradimento della famiglia, la macchia sull’onore della famiglia che la giovane Angela Costantino (convolata a nozze a soli 16 anni) aveva causato con la sua infedeltà al potente marito.
E’ un quadro agghiacciante quello dipinto dagli investigatori con l’aiuto decisivo dei pentiti che, se dovesse essere confermato dall’esame processuale, getterebbe finalmente luce sulla scomparsa della giovane, una scomparsa che, come ha detto nella conferenza stampa di stamane il procuratore capo Ottavio Sferlazza ‘’è lo specchio di quei disvalori su cui è fondata la ndrangheta e sui quali le sue famiglie si reggono’’.
Ma l’operazione odierna non riguarda soltanto la scomparsa di Angela Costantino: il secondo ‘’filone’’ delle dichiarazioni dei pentiti ha portato all’arresto di nove persone con le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso e intestazione fittizia di beni: avrebbero, con metodo mafioso, rilevato e gestito quote societarie di diverse attività economiche, inserendosi a pieno titolo nell’economia lecita ma, come più volte ribadito dagli investigatori nel corso della conferenza stampa di stamane in Questura, gestendo le attività con il metodo estorsivo e la forza intimidatoria propria del vincolo associativo.
Forniture non pagate agli imprenditori, imposizione di servizi alle aziende perlopiù nel campo alimentare: di questo sono accusati i soggetti ritenuti intranei alla cosca Lo Giudice ai quali, peraltro, sono stati sequestrati beni per un valore di circa 5 milioni di euro in ditte, quote societarie, automobili e immobili.
‘’Abbiamo disarticolato la cosca – ha annunciato il capo della Squadra Mobile Gennaro Semeraro – tuttavia non c’è da abbassare la guardia poiché le attività criminose, con tutta probabilità, seguiteranno’’.
Di seguito l’elenco dei fermati per l’omicidio Costantino:
1) STILO Bruno, nato a Reggio Calabria il g. 11/5/1962;
2) PENNESTRI’ Fortunato, nato a Reggio Calabria il 17/7/1975;
3) LO GIUDICE Vincenzo, nato a Reggio Calabria il 20/9/1962;
Questi, invece, i soggetti destinatari di ordinanza di custodia cautelare per il troncone patrimoniale dell’inchiesta:
1)LO GIUDICE Domenico, nato a Reggio Calabria, il 19/01/1968;
2) LO GIUDICE Giovanni, nato a Reggio Calabria, il 02/01/1971;
3) LO GIUDICE Maria, nata a Reggio Calabria, il 24/07/1991;
4) TURBANTE Giovanna Rosa, nata a Reggio Calabria il 28/12/1969;
6) PENNESTRI’ Domenica, nata a Reggio Calabria, il 23/10/1973;
7) PAVIGLIANITI Antonino, nato a Reggio Calabria, il 18/07/1988;
8) STILO Bruno, nato a Reggio Calabria, l’11/05/1962;
9) MAVIGLIA Antonia, nata a Reggio Calabria, il 03/04/1962;
DI SEGUITO LE FOTO DEGLI ARRESTATI:
LO GIUDICE DOMENICO
LO GIUDICE GIOVANNI
LO GIUDICE MARIA
LO GIUDICE VINCENZO
MAVIGLIA ANTONIA
PAVIGLIANITI ANTONINO
PENNESTRI’ DOMENICA
PENNESTRI’ FORTUNATO
STILO BRUNO
TURBANTE GIOVANNA